In marcia con gli Zabò

in marcia con gli zabò
in marcia con gli zabò

Vi è grande attesa a Cannobio di ciò che accadrà nella serata dell’ultimo sabato di gennaio.
Piazza Angelo Custode crediamo che sarà strapiena di persone con scarponcini, giacche a vento, bastoni ma soprattutto con lanternin in mano. E’ un appuntamento che in questo Borgo si ripete da cinquantuno anni consecutivi, indistintamente dalla meteo. Un incontro fra persone vogliose di camminare, unico nel suo genere. E’ la Marcia dei Lanternitt. Crediamo che in tutt’Italia un’altra iniziativa simile non esista. E’ trascorso oltre mezzo secolo da quella prima volta quando una dozzina di amici del gruppo degli Zabo’, fondato appena quattro anni prima (1964) una sera si sono messi in cammino con partenza da Cannobio e arrivo a Viggiona. Era il 1968, l’anno in cui il primo uomo ha messo piede sulla luna. “Andiamo anche noi a Viggiona sulla luna” disse il Vittore Carmine, là dove vi era e vi è ancora un ristorante con tale nome.

in marcia con gli zabò
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Gli Zabo’: un gruppo alla buona, un po’ rudi, amanti della natura e del buon bicchiere di vino sorseggiato in compagnia ma soprattutto uomini e donne capaci di tanto lavoro e di impegno verso il prossimo anche nel campo ricreativo, culinario e festoso, cose che dagli albori del mondo, fanno sempre molto bene.
Il gruppetto si radunò in via Umberto, presso il ristorante Milano, (locale scomparso) e accompagnati dal Bandin si diressero in Bagnara dove iniziarono la camminata notturna.
La gente vedendoli passare si chiedeva cosa stesse succedendo. Fecero l’alba a Viggiona e tornarono a Cannobio a piedi non prima però di aver fatto sosta presso il “Bertolino” dove si riscaldarono con del buon brodo. Qualcuno giunto davanti alla Collegiata di San Vittore, sentendo suonare la messa delle 6.00, dopo aver alimentato le necessità del corpo, ne approfittò per “alimentare” anche le necessità dell’anima.
Tutto questo programma è rimasto inalterato da 50 anni a questa parte fatto salvo l’allungamento della marcia fino a Trarego. Quello che invece è molto cambiato è il numero dei partecipai ormai costantemente attorno alle trecentocinquanta persone.
Record un paio di anni fa con 412 persone. Numero pressoché identici nell’anno del cinquantenario.
La singolarità rimasta immutata nel tempo è la marcia dei lanternitt.
“Non pensavamo proprio che diventasse una cosa così importante e di successo per Cannobio” mi diceva il presidente Valerio Gabbani.
In testa al lungo corteo che solca lentamente il Borgo per raggiungere il rione della Bagnara, il sindaco attorniato dal Bandin che a ripetizione intona l’inno degli Zabò.
Qualcuno lo canta:
Lassù sulle montagne la gioia noi troviam, di stare in compagnia di vivere in allegria; scoprendo nei bei prati, nei pascoli e sui monti, ciò che di bello e sano la vita ci può dar.
Zabò noi siamo e impavidi camminiamo, per quei sentieri che più in alto porterà.
E via un’altra strofa…

in marcia con gli zabò
in marcia con gli zabò


Per la cronaca le parole (tre strofe in tutto) sono di un giovanissimo Carlo Bava, la musica è anonima tanto vero che è conosciuta in diverse vallate delle alpi italiane è svizzere con titoli appropriati a seconda la zona. STELLE INCANTATE il titolo originale di questa musica, mi diceva il Mimmo.
Nel canton Ticino è divenuto l’inno ufficiale della squadra dell’Abri Piotta, mentre nelle varie feste di piazza la gente canta: un – du – tri – quater…
La lunga fiumana di lanterne passa per il Borgo poi sale nella parte alta del paese là dove musica, inevitabilmente, finisce perché proprio lì inizia il lungo sentiero che porta a Trarego.
Lo scorso anno, in occasione del cinquantesimo, un nastro tricolore è stato tagliato da Guglielmo Zammaretti che con il Vittore Carmine sono gli unici due superstiti che erano presenti alla prima marcia datata 25 gennaio 1968.
A metà percorso, come per incanto, ecco trovato il tesoro: un paio di bottiglioni di vino nascosti l’anno prima.
Poi l’incontro di un grosso masso dove è incisa una croce e una testa da morto e queste parole: – SEMPRE TI ASPETTAI -.
Parole e segni scritti da un uomo che tornando al paese dopo un soggiorno lavorativo all’estero seppe di un rivale in amore e lì si appostò per ucciderlo.
Storia o leggenda, non fa differenza. Questo è quello che si dice di quel posto sorseggiando bevande calde l’ultimo sabato di gennaio.
Le cronache del tempo andato, non diedero mai notizia di avvenuti assassini in quel luogo.
Il “sempre ti aspettai” è eloquente.
Arrivati a Trarego si cena, si fa festa, si festeggia una MARCIA entrata di diritto nella storia di un paese che bagna i suoi piedi nell’alto lago Maggiore e con la sua testa tocca il cielo.
Valerio Bergamaschi

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