Lavoratori frontalieri

lavoratori frontalieri
lavoratori frontalieri

Il numero dei frontalieri nel corso degli anni.
Nell’autunno del 2017 è stata sfondata la quota dei 65.000 frontalieri italiani nel canton Ticino (65.184 fine settembre 2017). A questo numero vanno aggiunti altri 6.125 frontalieri che lavorano nel canton Grigioni e i circa 1.200 pendolari, per lo più del V.C.O., che ogni giorno lavorano nel canton Vallese.
Tanto per fare un confronto, andiamo a ritroso fino al 2003, anno in cui di frontalieri italiani in Ticino se ne contavano 40.000.
Perché il 2003? In quell’anno veniva cancellata la norma che imponeva la residenza in Italia nel raggio dei 20km dal confine per avere diritto al permesso di frontaliere.
Il numero minimo di frontalieri italiani occupati nel canton Ticino è stato toccato nel 1998 con 26.508 lavoratori.
Come sempre due sono i versanti di un’unica medaglia: da un lato un cantone che crea posti di lavoro, dall’altro lato evidentemente sempre più italiani cercano all’estero un lavoro che in Patria non riescono a trovare, affrontando sacrifici a dismisura, percorrendo infiniti chilometri giornalieri su strade pericolose e piene di traffico.
Ma qualcuno storcerà il naso leggendo questi dati confrontandoli con i diversi licenziamenti avvenuti in questi ultimi tempi in Ticino, cantone in cui in certi settori si comincia a sentire aria di crisi, sperando che sia solo un fatto stagionale passeggero.
Nel corso del 2017 vi è stato un aumento di frontalieri italiani pari 3.036 unità. A seguire però ecco improvvisamente numeri contrari relativi al terzo trimestre 2018 la dove vi è stata una diminuzione di 2.075 frontalieri.
Ma restiamo ai nudi dati. In tutta la Confederazione, alla fine del terzo trimestre 2017 i frontalieri presenti ammontavano a 317.051 con un incremento del 2.8% rispetto ai numeri dello stesso periodo dell’anno prima.
Nel 2018, un anno dopo, i numeri si assestavano a 312.000.

Il totale di lavoratori frontalieri italiani in Svizzera ammonta a circa 70.000 persone, seguiti dai tedeschi con circa 60.000 e dagli austriaci con circa 8.000 poi i frontalieri francesi.
Altro fatto interessante è quello relativo all’analisi degli ultimi 15 anni.
Numeri di frontalieri stabili relativi ai tedeschi ed agli austriaci, boom esorbitante di frontalieri francesi passati dagli 86.000 del 2003 ai 172.000 di oggi.
Un esodo “biblico”. A seguire gli italiani aumentati di circa 25.000 frontalieri in 5 anni.

Ma diversamente al canton Ticino, il frontalierato francese e quello di lingua tedesca non trova gli ostacoli che invece trova il frontalierato italiano, fra tanti, la presentazione del certificato giudiziario o le ripetute analisi negative relative allo specifico frontalierato italiano. Vedi “Bala i ratt”. Pareri negativi non certo riferite alla professionalità o alla serietà lavorativa, altamente apprezzata da tutti i datori di lavoro nell’intero canton Ticino.
E’ il settore terziario ticinese quello che ha impegnato il maggior numero di frontalieri italiani, ben oltre il 41%.

Questi dati dimostrano chiaramente un risultato inattaccabile: le persone vanno a lavorare là dove gli viene offerto lavoro. E’ un dato incontestabile, da quando esiste il lavoro pagato, questo anche se il canton Ticino, da anni sta provando in ogni modo possibile ad arginare l’aumento dei frontalieri. Ma i fatti e i numeri descrivono che la realtà è ben diversa. Se vi è lavoro la domanda di braccia, anche se frontalieri, è presente, quando il lavoro cala il numero di qualsiasi genere di lavoratori, indipendentemente dal colore della carta d’identità che hanno in tasca, diminuisce.
Questa è la drastica legge del mercato da quando esiste il mondo.
Altra domanda da porsi: cosa ne sarebbe dell’economia Svizzera-Ticinese senza o con un numero limitatissimo (massimo 35.000 persone) di frontalieri come vorrebbe la Lega dei ticinesi e l’U.D.C.?
L’accelerazione della chiusura del nuovo accordo relativo alla tassazione con l’Italia, cercato più volte da parte della Svizzera, che potrebbe andare a modificare nettamente i rapporti fiscali dei lavoratori emigranti di giornata, pendolari italiani, attualmente va molto a rilento.
Il nuovo governo cinque stelle-lega, che regge le sorte italiane dallo scorso giugno 2018, non ha messo questo accordo come punto prioritario del loro programma tanto vero che nel famoso “contratto” pare che non se ne parla. Allo stato attuale delle cose, pare improbabile che l’accordo parafrasato a fine dicembre del 2015 venga portato alla Camera ed al Senato per la ratifica.
Le condizioni contenute nell’accordo firmato nel 1974 a tutela dei cittadini e dei comuni italiani sono quelle oggi in vigore.

V. B.

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