Sviluppo urbano

lago maggiore
lago maggiore

Sviluppo urbano, commerciale e di prospettiva.

L’alto lago Maggiore ha una sua orografia carica d’incanto ed uniforme lettura, fascia lacustre con immediate colline e vette ne caratterizzano il panorama. La Val Grande che da Cossogno s’inerpica in Ossola e fino in Cannobina, su a Cursolo Orasso, in località Provola dove lambisce le vette del Gridone, sul confine Elvetico, ci testimonia il contesto alpino e selvaggio che abbiamo alle spalle. Unitamente al litorale che da Stresa al confine di Stato di Cannobio, trova continua attenzione e valorizzazione ricettiva. Questi luoghi dicono chi siamo e mostrano il nostro biglietto da visita territoriale. Non prescindiamo dall’ambiente che ci accoglie e circonda.

Nel tempo ci siamo attrezzati e adoperati a mettere in discussione la coniugazione fondamentale di questi siti ambientali circostanti, ma dopo tentativi non riusciti di tipo industriale, distretto ricerca, terziario, o calante frontalierato, eccetto rare ed individuate piccole episodiche realtà, gran parte del tessuto socio economico che resta è legato attualmente e di più lo sarà in prospettiva, all’ambiente che ci circonda. Per ora fortemente e maggiormente la parte lacustre, ma quella montana si muove ed a medio/breve potrebbe superare la lacuna.

I segnali che la nuova organizzazione sociale ci manda, si basano su minor forza lavoro impiegata, minor tempo dedicato alle produzioni di beni e servizi collegati, e bisogno di territori circostanti le aree produttive che possano accogliere e caratterizzare i momenti dedicati al tempo libero ed al rappresentare le tipicità di luoghi e del contesto nazionale. Flussi turistici mirati, destagionalizzati, tematici.
Nell’assunto fortemente semplificato, non può mancare un apostrofo sul concetto “territori circostanti”, di cui noi siamo parte, grazie alla nuova e moderna mobilità garantita per via terrestre ed aerea che accorcia le distanze e pone in posizione strategica i nostri paraggi, i quali sono vocati anche a rappresentare una parte del “contesto nazionale”.

Sui territori dell’alto lago, in prospettiva, c’è da aspettarsi un tentativo di crescita del prodotto accoglienza che miri al target alto e medio dei flussi citati, se la risposta insediativa ed organizzativa in questo senso sarà corale e di sistema, si potranno ottenere delle ricadute interessanti. La fascia costiera, si è già detto, ha una sua avanzata capacità di attrattiva e risponde stagionalmente al bisogno di frequentazioni che cerca la clientela di cui parliamo. Va migliorata l’offerta d’intrattenimento e motivazione all’esserci nella primavera ed autunno. Il risultato va inseguito con dei piani di sviluppo e qualità urbanistica non ancora raggiunto, ma pure costruendo un percorso che riprenda le tradizioni e caratteristiche locali, le valorizzi con fierezza e continuità. L’esserci deve rappresentare un distinguo non di dettaglio. Per fare questo ci vogliono servizi logistici di rete, motivi d’intrattenimento, ragioni di partecipazione, temi caratteristici distintivi sobriamente eleganti, espressi anche e non solo dal mercato terziario.

Negli anni sessanta e settanta del secolo scorso succedeva che gli smisurati mercati della domenica a Cannobio e di atri giorni nel circondario, rispondevano bene al bisogno-nostalgia d’Italia che gli ospiti stranieri ed i connazionali migrati oltre confine avevano e desideravano soddisfare. Oggi questo non si avvera più, anche se ne resta la potenziale domanda, insoddisfatta dalla mutazione evidente dell’offerta mercatale e dall’asfittico tessuto commerciale cittadino. La prima débâcle trova evidente risposta nella ormai scarsa sovranità (???) dei banchetti di vendita delle merci. Non essendoci più un afflato Italiano, ma in maggioranza straniero ed etnico, si è persa la componente di fascino ed attrattiva del brand Italia. Dal suo canto invece il commercio alimentare si è concentrato in poche mani locali, attente alla distribuzione e meno alla valorizzazione del prodotto Italiano. I negozi d’altro genere, anche se rendono visibile il tentativo, poco rappresentano le possibilità e capacità del made in Italy.

Il 75% delle biodiversità mondiali che l’Italia detiene, l’artigianato di alta scuola, la moda e abbigliamento di fascia elevata non si distinguono con il dovuto impegno, eppure siamo una Porta del Paese. Piccola, ma Porta, largamente apprezzata da flussi turistici e beneficiaria di snodi nevralgici di traffico internazionali in prossimità. Cosa manca per fare il salto di qualità che permetta una rete commerciale più intensa e qualitativa, identitaria e destagionalizzata? Forse la collocazione cittadina e l’intuizione del farla e dove. Luoghi che una volta individuati potrebbero trovare attenzione nella ormai prossima variante di PRG, iniziando a curarli da subito con una maggiore, spiccata ed inviante attenzione e decoro. Due qualità che tanti cittadini chiedono in ogni luogo del contesto urbano e non sempre sono riscontrabili.

Cannobio nel suo capoluogo ha avuto negli ultimi quindici anni un salto di qualità notevole, ancora oggi insistono dei lavori che ci qualificano, ma cosa non siamo riusciti a sviluppare. A mio avviso una parte che ha la vocazione potenziale appena richiamata, ma non colta dai più, oltre che dalle passate amministrazioni, le quali hanno puntato alla sola direttiva lungo lago, vie Umberto e Giovanola. Questo trascurando strade e viuzze che costeggiano parallelamente la sponda, accompagnandola a varie altezze, dalla sede della Guardia di Finanza fino a P.za Sant’Ambrogio, con la sua chiesa sconsacrata che a fine anni ’80 acquisita dal Comune, ristrutturata, ma non ancora valorizzata.
Bene, queste viuzze sono spoglie e disadorne, trascurate benché centrali, ma con una potenzialità di accoglienza di piccole botteghe e negozietti che ha poca similitudine sui comuni rivieraschi Italiani. Sì perché in Canton Ticino, sia Ascona che Locarno, quel passo l’hanno fatto da tempo.

Non sarà certo semplice con le norme d’igiene rivolte al commercio trovare gli spazi per accogliere ogni aspetto dei negozi e loro servizi collegati, ma con le deroghe possibili, un piano specifico studiato ed adottato dall’Ente, il quale aprendo programmi di finanziamento Cittadino, Regionale ed Europeo, potrebbe adottarlo come progetto di riqualificazione urbana.
Ricerca che dovrebbe Individuare piccoli ambiti che diffusamente e collettivamente possano raccogliere le superfici commerciali, le esigenze igieniche previste e centralizzare i volumi per gli ambiti di stoccaggio delle varie attività, sollecitando con una serie di sgravi ed incentivazioni i proprietari privati, affinché possano trovare convenienza e slancio a sostenere questo sforzo.
Il Mercato farebbe certamente il resto. Mi sembra impossibile che la classe imprenditoriale che promuove le particolarità enogastronomiche delle nostre regioni, possano trascurare una condizione cosi favorevole. La quale pubblicizzata in modo adeguato, almeno in prima battuta e fino al completo lancio, accompagnata da un piano di sgravi burocratici, fiscali, di tributi, imposte locali e di tariffe di servizi, oltre che flessibilità nei periodi d’apertura. Tutto questo aiuterebbe ad ottenere riqualificazione e valorizzare una parte interessante del capoluogo.

Passando dal possibile al sogno sarebbe utile affrontare il tema dei due capisaldi della ipotizzata nuova dorsale.
Quali condizioni migliori di andare a progettare una ridefinizione funzionale della sede della Squadriglia Navale della G.di F., che per equilibri internazionali ha perso di centralità operativa, e della citata chiesa sconsacrata. Certamente due crucci che le varie amministrazioni hanno sempre occhieggiato, ma mai affrontato con piglio risolutivo, anche se in tempi medio lunghi. Ma chi non parte non arriva.
Ciro Garofalo

Lascia un commento