La notte del tapiro

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Tutto è incominciato con l’arrivo inaspettato di due nipoti nel pomeriggio di quel giorno di fine settembre, con la loro richiesta di accompagnarli su all’alpe dove possiedono coi genitori una baita chalet.
Naturalmente bisogna aprire l’acqua, il gas, ecc.
La giornata non era delle migliori, c’era qualche pioggerella che ahimè segna inequivocabilmente la fine dell’estate; poi il pomeriggio era avanzato e dietro mio sollecito ci siamo portati su in montagna. Entrati in casa l’aria era quasi fredda così con qualche legnetto si cerca di accendere la cosidetta stufa economica, ma questa, vuoi per l’umidità o forse il tubo di scarico intasato, non volle accendersi. Così si ripiega sul caminetto già pronto, poi le solite raccomandazioni e ritorno a valle che ormai erano già arrivate le prime ombre della sera.
Ma non sono tranquillo, c’è qualcosa che mi gira nella testa. Cena e un po di tv e poi a letto. Ma dopo un’ora di sonno mi sveglio nel panico per un incubo, sogno che la baita è invasa dal biossido di carbonio e quei ragazzi stanno male poichè la stufa non bruciando bene emana questo gas letale. Giro e rigiro nel letto, poi decido di telefonare ma ahimè la linea non prende.
Così senza esitazione salgo in macchina e ritorno sull’alpe. Intanto le condizioni meteo sono peggiorate, cade una pioggia insistente, mi attrezzo con pila e ombrello e finalmente arrivo alla casetta, poi con grida sempre più forti finalmente vedo una finestra aprirsi e con grande stupore di quei giovani spiego cosa mi è capitato.
Rassicurato ridiscendo ma sulla zona è presente una fitta nebbia che a fatica riesco a vedere la strada, poi a un certo punto mi trovo davanti uno strano animale che a malapena emerge da quella nebbia: ha il muso lungo e sembra il tapiro della trasmissione tv, ma il mio pensiero è stato “Mamma mia, ma in quale girone dantesco questa notte sono capitato?!“. Poi un amico mi ha spiegato che senz’altro si trattava di un grosso tasso e che questi animali hanno abitudini notturne, ma una cosa è certa: che quella notte non la dimenticherò facilmente.
M. A.

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