Questo episodio me l’ha raccontato un anziano maresciallo motorista in un lontano giorno durante il servizio militare.
Quella mattina l’allarme era suonato presto, infatti sul Mediterraneo si stava avvicinando uno stormo di Spitfire inglesi (aerei) proprio in direzione di Tobruk dove erano presenti, in quel piccolo aeroporto, pochi aerei da caccia italiani: ormai la guerra in Africa Settentrionale era quasi conclusa.
Così in queste condizioni quattro vecchi CR42, aerei ancora a doppia ala chiamati biplani e battezzati dai nostri piloti “Falchi” per il loro colore nero che per mancanza di vernice non si erano potuti colorare mimeticamente.
Pochi minuti dopo la battaglia aerea, uno scontro impari cinque contro dodici, ben presto i nostri sono costretti all’atterraggio nel deserto in attesa che arrivino gli Spitfire inglesi a dar loro il colpo di grazia.
Uno dei nostri però atterra su una piccola duna con il muso leggermente verso l’alto, il pilota ferito ha ancora la mano sul grilletto della mitragliatrice, e lascia partire una raffica che colpisce in pieno l’aereo che doveva finirlo.
Non ricordo se questo giovane soldato sia sopravvissuto ma a volte il destino gioca questi scherzi.
M. A.
errata corrige
Sul precedente numero cartaceo nell’articolo La cappelletta ad Amore c’è un errore di trascrizione: l’aggettivo corretto è manzoniana e non dannunziana. Ce ne scusiamo con l’autore.
la redazione