Frontalieri

dogana confine piaggio valmara
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Frontalieri confrontati con decisioni variabili

Il Governo del canton Ticino, per contenere il più possibile il dilagare del corona-virus, nel rispetto della sua sovranità, non ha esitato, ad introdurre fin dalla seconda settimana di marzo, misure più restrittive rispetto a quelle generali diramate dal Consiglio Federale elvetico.
Decisioni simili a quelle italiane, con chiusura di fabbriche cantieri, commerci, divieto di assembramenti, il no a fare la spesa per chi ha superato la soglia dei sessantacinque anni istaurando un servizio a domicilio ed invito a restare a casa.
Il 29 marzo venivano a scadere questi divieti ma vista la situazione è stato emesso un nuovo decreto dal presidente cantonale ticinese Cristian Vita che prolungava fino al 5 aprile le drastiche decisioni prese, poi ancora fino al 19 aprile. Cantone questo che continua sulla propria strada il contrasto del coronavirus.
Per quanto riguarda l’apertura dei cantieri dove tanti frontalieri lavorano, questi potranno essere riaperti solo per lavori urgenti e di interesse pubblico. Prorogato fino al 19 aprile lo stato di necessità sociale.
Possono lavorare solo quelle aziende o essere aperti quei cantieri che riescono a garantire la massima sicurezza imposte dall’attuale situazione di emergenza sanitaria.

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Il canton Ticino rispetto al resto della Svizzera, è il cantone dove proporzionalmente si contano più contagiati. Dati sono riferiti al mese di marzo, ovviamente in calo nei mesi successivi.
Sta forse anche in questi numeri la titubanza del Consiglio Federale nel non imporre, per l’intera confederazione elvetica, misure restrittive drastiche come quelle adottate dal Ticino ma solamente la diramazione misure più stringenti per quanto concerne il lavoro, come quelle di adottare condizioni standar di sicurezza su ogni posto di lavoro uguali a quelle adottate a sud delle alpi. Inoltre, ogni cantone potrà sempre, inserire misure più restringenti rispetto a quelle generali nazionali.
L’Unione Sindacale Svizzera ha certamente avuto un ruolo importante verso le scelte fatte dal Consiglio Federale.
Da settimane chiedeva questi provvedimenti, così come la temporanea chiusura del lavoro nei cantieri vallesani là dove molti frontalieri si sono autosospesi.
Ne è seguita una raccolta firme che ha avuto quale immediato riscontro 500 firmatari in 48 ore. Zone di confine, quelle del V.C.O., fortemente interconnesse per lavoro e per trasporti con i due cantoni elvetici là dove di frontalieri nel suo numero complessivo se ne contano oltre 6.500.
Frontalieri, fatto salvo per coloro che lavorano nei servizi sanitari, quasi tutti a casa per diverso tempo.
Il mese di maggio potrebbe essere quello della graduale ripresa lavorativa.
Purtroppo, le previsioni danno una stretta occupazionale a comporto turistico, settore dove erano parecchi i lavoratori frontalieri occupati.
La copertura salariale, dopo che Berna ha approvato le disposizioni ticinesi, dovrebbe essere garantita almeno sotto forma di disoccupazione parziale, vale a dire l’80 per cento dello stipendio.
Il Governo ticinese ha pure diramato un appello, quello di non raggiungere il Ticino durante le festività di Pasqua e nei fine settimana successivi da parte degli svizzeri che risiedono oltre le alpi.

V. B.

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