Tasse frontalieri

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Tasse frontalieri: negoziazione fra Italia e Svizzera

Il canton Ticino potrebbe fare marcia indietro rispetto al casellario giudiziario voluto per i frontalieri, praticamente imposto a suo tempo dalla Lega dei Ticinesi, data questa che risale all’aprile del 2015, anno in cui vennero gettate le basi per una revisione degli accordi fiscali relativi ai frontalieri. Sarà ritirato al momento della firma di questi accordi fra Italia e Svizzera.
Sonno passati 5 anni e l’intesa raggiunta dai due Governi non è mai stata ratificata dal Parlamento italiano.
Non sarà comunque “roba” che andrà in porto a breve. Lo ha affermato anche il deputato Enrico Borghi “Non siamo alla conclusione di un percorso, ma al riavvio di una negoziazione che sarà al quanto lunga”.
Sono comunque gli interi trattati che risalgono al 1974 che si stanno rivedendo e che il governo ticinese vorrebbe revocare unilateralmente. Questi trattati sono stati firmati fra due Stati sovrani e non fra lo Stato italiano e i cantoni elvetici e quindi tutta la trattativa si svolge fra Berna e Roma anche se il canton Ticino spinge per una generale rivisitazione. E’ di qualche settimana fa la visita a Roma di Claudio Franscella, presidente del parlamento ticinese.


E’ tutt’oggi in vigore un quadro normativo che definisce giuridicamente, attraverso uno statuto ad hoc la figura del frontaliere e la sua fiscalità. Ciò che viene trattato in particolar modo sono le trattenute diretta delle tasse alla fonte in Svizzera che pe i frontalieri dovrebbero scendere al 70% del dovuto.
Il lavoratore frontaliere dovrà poi pagare il rimanente 30% di tassazione in Italia dove le aliquote sono più alte.
Oggi invece in busta paga al frontaliere vengono trattenute il totale delle tasse dovute e la Svizzera trasmette a Roma ed a seguire, (due anni dopo) ai comuni di frontiera, il 40% delle tasse versate. Per Cannobio, città con circa 1200 frontalieri residenti, da qualche anno, mediamente lo storno tasse frontalieri si aggira attorno e anche supera al milione di euro, molto dipende dalla variabilità del cambio fra euro e franco svizzero.
Un sistema fiscale del tutto nuovo quello che viene preannunciato. Se verrà introdotto sarà più complicato, con i frontalieri che dovranno rapportarsi sia con il fisco italiano che con quello elvetico.
Inoltre, i comuni di frontiera rischiano di perdere lo storno tasse così come oggi avviene in quanto il tutto sarà “centralizzato a Roma” la quale dovrebbe girare un certo pacchetto di soldi in base al numero di frontalieri residenti in ogni comune di frontiera. Distanza massima 20 chilometri dal confine.
Prassi queste, totalmente contrarie alla semplificazione fiscale sempre chiesta dai frontalieri.
Ma prima ancora di cominciare a discutere, in molte riunioni a vari livelli, che si sono svolte in questi anni nella sede provinciale V.C.O., alla presenza delle parti in causa (Stato – rappresentanti frontalieri, sindacati, istituzioni locali) è stato sempre ribadito che nel nuovo accordo fiscale proposto vi sono troppe cose che non vanno bene.


Gli animi roventi fra Ticino e Italia là dove, alcune forze politiche cercano in ogni occasione consenso puntando sui frontalieri, giudicandoli responsabili del dumping salariale, della disoccupazione locale ecc., hanno di fatto bloccato le trattative. I rapporti fra territori di frontiera sono totalmente cambiati dal 1974 ad oggi, soprattutto dopo gli accordi bilaterali in merito alla libera circolazione delle persone, sottoscritti dalla Svizzera con l’Unione Europea ed ancora dopo il varo dello Statuto dei frontalieri con la definizione dei loro doveri ma anche dei diritti, primi fra tutti i diritti alla maternità, la disoccupazione ed il riconoscimento dei titoli di studio.
Non sono solo accordi fiscali quelli sul tavolo, ma anche sociali.
Stando a delle simulazioni fatti dai sindacati, se poco o nulla verrà modificato dal testo base del 2015, tra franchigia, ricalcalo degli oneri, aliquote e scaglioni di percentuale italiana, con il nuovo accordo, ogni frontaliere in un anno potrebbe arrivare a dover pagare tasse più pesanti dai 3/4 mila franchi, ovviamente dipende dallo stipendio che percepisce.
Cifre logicamente ipotetiche a tutt’oggi perché le variabili sono diverse: numero dei figli, stipendio annuo, persona singola o sposata, detrazioni per mutui, per cure mediche, ecc.
Il nuovo accordo dovrebbe andare (anche in questo caso se nulla cambia nel corso del riavvio delle nuove trattative) a pieno regime 10 anni dopo la firma, periodo questo in cui vi sarà un adeguamento in crescendo alle aliquote di tassazione elvetica rispetto a quella italiana.
Da non dimenticare che oggi molti frontalieri non sono tenuti a fare la denuncia dei redditi, col nuovo accordo saranno pressoché obbligati.
I tempi di una firma definitiva di questi nuovi trattati fra Italia e Svizzera, relativi ai frontalieri, è di difficile previsione in quanto in questi anni sono slittati di continuo.
Valerio Bergamaschi

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