La triste vita delle mucche

mucche da latte vegan
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La triste vita delle mucche da latte

Sono vissuta fino alla giovinezza a Traffiume. La casa dove abitavo con la mia famiglia confinava con la stalla di mio zio che allevava cinque mucche da latte e riforniva tutto il paese di latte e burro. Il luogo a me più caro, oltre ai boschi che confinano con il paese, era quella stalla.
Vicino allle mucche mi sentivo in pace, felice e serena. Trascorrevo ore in stalla a spazzolarle, accarezzarle e a parlare con loro con la sensazione che capissero tutto l’amore e la dolcezza che provavo.
Ricordo che quando smettevo di accarezzarle con il loro testone mi davano piccole spintarelle per sollecitarmi a continuare. Si, erano davvero affettuose e mi trasmettevano tutto il loro affetto.
Le mucche, come tutti gli altri animali e come noi, sono esseri senzienti, provano emozioni, amano le coccole, amano giocare, amano essere accudite con dolcezza e i loro grandi occhioni che mi guardavano ne erano la chiara espressione.
Ogni tanto mi accorgevo che ad una di loro aumentava la pancia e mio zio mi spiegava che aspettavamo il loro cucciolo. La gravidanza di una mucca dura circa 280 giorni ed io aspettavo con pazienza e gioia, ma non senza ansia, la nascita del cucciolo… che però non vedevo mai.
Quando chiesi a mio zio perché la mucca che aveva partorito non aveva accanto il suo cucciolo mi rispose che era stato dato in adozione ad un’altra mucca che non poteva avere cuccioli e, per un po’, credetti a questa favola pensando alla felicità di quella mucca che poteva avere un cucciolo, seppur di un’altra, da amare, allevare e accudire, come fanno tutte le mamme sul nostro Pianeta.
Tanto, pensavo, la mucca dello zio avrebbe poi potuto avere un altro suo cucciolo da amare. I bambini vedono sempre il bene, ovunque, nella loro ingenuità.
La terribile realtà mi si presento’ davanti agli occhi in un cupo giorno di novembre, in tutta la sua violenza crudeltà e assurdità, quando entrai nella stalla proprio dopo che la mucca aveva partorito e nel momento in cui il cucciolo, nato maschio, veniva ammazzato a colpi di bastone sulla testa. Ricordo che mi misi ad urlare in preda ad un attacco isterico di panico. Quella fu l’unica volta che mi arrivò un ceffone da parte di mio papà nell’intento di calmarmi.
Da quel giorno non potei più entrare in stalla.


Ormai non era più il luogo idilliaco che pensavo ma un luogo di tristezza, prigionia, sfruttamento sofferenza, crudeltà e morte.
Un luogo dove imperava l’egoismo umano che si faceva beffa di anime innocenti e indifese, tenendole incatenate alla mangiatoia per tutta la loro triste esistenza, senza poter mai sentire sulla pelle il tepore del sole; senza poter mai godere dell’arietta fresca e frizzante primaverile; senza mai poter correre nei prati verdeggianti brucando l’erbetta ed i fiorellini e, soprattutto, senza che le mamme mucche potessero allevare i propri cuccioli come Madre Natura comanda perché il latte destinato ai cuccioli deve essere venduto per essere consumato da noi esseri umani nelle forme dei vari derivati: latticini e formaggi.
É quantomeno strano che l’essere umano, tra tutti i mammiferi, sia l’unico a bere il latte di un’altra specie.
In Natura può accadere ma, in quei rari casi, si tratta di sopravvivenza per i cuccioli di un’altra specie che sono rimasti orfani della mamma e, generosamente, la Natura permette che vengano allattati da un’altra specie.
Ancora oggi, in certe notti, rivedo quell’orribile scena e mi pare di sentire le urla di quella mucca che, piangendo, chiama il suo cucciolo che le è stato ingiustamente strappato via e subito ammazzato.
Questa crudeltà continua ad avvenire, su più vasta scala, negli allevamenti odierni perché all’industria del latte e derivati i cuccioli maschi non sevono e, ammazzati, diventano cibo per cani e gatti in crocchette o formati diversi. Vengono solo lasciati vivere i nati femmina per continuare quella vita indegna per un essere vivente e senziente.
Ma, anche in quel caso, i cuccioli non potranno avere contatto con le loro mamme, né bere il loro latte ma vengono nutriti con latte in polvere per permettere la vendita del latte fresco per noi umani.
A volte si permette al cucciolo di stare con la mamma, almeno nel tempo non impegnato per le mungiture, ma verra’ subito posizionato sul loro musetto un tipo di museruola o un altro aggeggio infernale con degli spunzoni in modo da non permettere che il cucciolo possa succhiare dalle mammelle della mamma.
Però il suo istinto lo spinge a cercare di essere allattato e, nell’intento, procurerà ferite alle mammelle gonfie di latte della mamma che sarà costretta a spingerlo lontano per il dolore causatole.

mucche da latte vegan
la triste vita delle mucche da latte

C’è ancora chi crede che le mucche producano il latte “naturalmente” per tutto l’anno e che, se non munte, le mammelle potrebbero scoppiare.
La verità è invece che la mucca, come ogni altro mammifero (donna compresa), produce il latte solo dopo una gravidanza e per il tempo necessario a nurtire e a svezzare il suo cucciolo con il suo cibo naturale che dovrebbe essere erbetta fresca, fiori in primavera e fieno in inverno (e non con i cereali che, oltretutto, non permettono a loro di svolgere la loro azione di “ruminanti”) . Dopodiché il latte smette di essere prodotto.
Molti discutono i vegani sulla carenza di vitamina B 12 pensando che, chi mangia carne o beve latte e derivati, la trovi in questi alimenti senza sapere che, in realtà, negli allevamenti la vitamina B 12 viene iniettata artificialmente agli animali proprio perché non sono piu’ nutriti con il loro cibo naturale (dove si trova la B 12) ma con i cereali che non ne contengono. Oltre ad essere anche vitamina di scarsissima qualità per risparmiare. Spesso da parte degli onnivori non viene neppure integrata creando pericolose carenze a chi si nutre di quei cibi.
Insomma… L’essere umano pare goda a stravolgere i ritmi della Natura, a deforestare sempre piu’ terreni per avere spazio da coltivare a cereali per nutrute gli animali che, a loro volta, nutrono l’essere umano.
A me, sinceramente, sembra una follia anche sapendo che, se tutti quei cereali fossero destinati al terzo mondo, non esisterebbe piu’ la fame sul nostro Pianeta, oltre ad alterare l’eco sistema e a provocare estinzione di specie che, non trovando piu’ il loro habitat, muoiono. Ma la regola pare continuare ad essere: troppo per pochi e poco per molti.


Le mucche in allevamento vengono continuamente ingravidate artificialmente e i loro cuccioli, se saranno maschi, verranno subito uccisi (salvo in pochi casi in cui si permetterà al cucciolo di vivere – ma solo fino a otto mesi per poter far mangiare all’uomo la “fettina di vitello”).
Mentre i cuccioli femmina seguiranno il triste destino delle loro mamme: esser produttrici di latte che significa essere anche stimolate artificialmente a produrre sempre più quantità di latte (fino a oltre 50 litri al giorno) con la conseguenza di un aumento sproporzionato delle mammelle che, per il troppo peso, spesso procurano rovinose fratture alle zampe.
Quando questo accade verranno avviate subito al macello e, non potendo camminare, saranno sollevate come sacchi della spazzatura da macchinari che le procureranno ulteriori ferite, oltre a terrore… macchinari che le porteranno fino alla loro ultima dimora: il proiettile del macellaio che le sordirà ma non le ucciderà perché, prima di morire, verranno appese ad un grosso gancio di acciaio a testa in giù e, dopo aver loro tagliata la gola, lasciate penzolare per far defluire tutto il sangue in eccesso mentre cercano di divincolarsi, sbattendo qua e la’, nell’inutile, disperato tentativo di provare a liberarsi per avere salva la vita. (Ogni animale vuole vivere e teme la morte) .
Quelle che resistono vivranno tutta la loro vita in grossi capannoni anaffettivi (vivranno solo circa 4 o 5 anni, stemate dalle continue gravidanze e mungiture, anziché circa 25 anni se potessero vivere liberamente seguendo i loro ritmi naturali e senza esser sfruttate) passando continuamente da una mungitura all’altra (anche fino a 6 volte al giorno).
Munte a mezzo di fredde mungitrici elettriche che, spesso, causeranno loro dolorose infiammazioni (mastiti) – le lettrici potranno comprendere il dolore conoscendo la sensibilità del seno-.
Mastiti che non verranno curate perché l’industria del latte non si deve fermare. A lei interessa solo il profitto : guadagnare, produrre e produrre, senza sosta, nemmeno per curarle, senza, alcuna pietà né compassione.
Tutto questo e anche molto altro accade solo per la nostra “gola” perché, per vivere in salute ed avere il corretto apporto di calcio che ci serve, in Natura esistono molti vegetali che contengono buon calcio, molto più assimilabile di quello contenuto nel latte vaccino che è formato da una molecola troppo grossa per essere sintetizzata e completamente assorbita dal nostro organismo (ricordo che un vitello in soli tre mesi, nutrendosi solo di latte vaccino, diventa 300 kg).
Ci sono ottime alternative vegetali per assumere calcio e anche molto più sane.
Ad esempio: tutte le verdure a foglia verde : crescione (170 mg x 100 gr), cicoria da taglio, (150 mg x 100 gr). tarassaco (187 mg x 100 gr), rucola e radicchio verde. Erbe aromatiche : rosmarino, prezzemolo, basilico, salvia (ben 600 mg x 100 gr). Frutta secca e semi oleosi : semi di sesamo e mandorle dolci. Legumi: fagioli, ceci, fave, lenticchie e soprattutto la soia (257 mg x 100 gr). Fichi secchi (280 mg x 100 gr), albicocche disidratate, uvetta, datteri secchi e prugne secche.
Per cui è proprio necessario esser complici di tanta sofferenza animale?
Se tutti i macelli avessero le pareti di vetro nessuno potrebbe più mangiare animali.
Agnese Albertini

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